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Questo libro nasce da un progetto di traduzione che Fabio Cicaloni, docente di tedesco presso il Liceo Statale "Antonio Rosmini" di Grosseto, ha svolto con i suoi studenti dell'ultimo anno fra il 2012 e il 2013. La scelta di tradurre Halina Birenbaum è stata dettata dal fatto che le sue opere non sono mai state pubblicate in Italia, mentre la poetessa è conosciutissima in tutto il mondo per il suo impegno e la sua missione a ricordare gli orrori della Shoah, affinché non si ripetano più. Il titolo della raccolta, che è anche il titolo della prima lirica, rappresenta in modo profondo e chiaro il percorso della poetessa: una vita che è cominciata conoscendo la morte e che solo dopo la liberazione del 1945 ha potuto conoscere la vita. Halina stessa definisce questa esperienza una resurrezione, una rinascita completa che la rende consapevole di essere scampata alla morte per uno scopo: essere memoria vivente dell'Olocausto. Per questa ragione i componimenti sono una rappresentazione sinestetica del dolore: una miscela di sensazioni olfattive, tattili, gustative, visive e uditive che Halina non può dimenticare e che sono impresse nella sua anima, come il numero di Auschwitz è impresso indelebile sul suo braccio. Un numero che non è sbiadito, che non ha perso la sua leggibilità, così come la sua memoria non ha lasciato neanche un secondo della sua esperienza.